Colin Firth è George Falconer, un uomo solo. George vive in una bella casa moderna. I vetri trasparenti che la circondano sono come uno specchio truccato che mostra il debolmente rigido, ma perfetto George, che emerge ogni mattino, lucidato a puntino, per recarsi al lavoro. George insegna letteratura inglese in un College californiano e da bravo inglese distinto, viene rispettato e ammirato dalla gente. Ma George non ha amici. Come potrebbe. In realtà l’unica cosa che George vuole è trovare una via d’uscita dalla la sua sofferenza, perché adesso si sente perduto. È ancora pesantemente sconvolto per la perdita del suo amato compagno. Sì, perché George è gay, ma questo non può interferire con la sua vita normale.
Ma la vita, è ormai un peso troppo duro da sopportare.
George si trascina avanti nello scorrere del tempo, circondato da oggetti, ricordi, suoni, colori, i quali ci mostreranno la sua anima sensibile, la perduta felicità e ci condurranno, infine, verso il drammatico epilogo. La regia di Tom Ford è visuale, tralascia la mera trama e si concentra sul dramma esistenziale perfettamente interpretato da Colin Firth (candidato al premio oscar come migliore attore protagonista per questa interpretazione) e da una bellissima Julianne Moore. Un film delizioso e sofisticato che offre numerosi spunti per riflettere.