In questa pellicola Michael Caine interpreta il dottor Wilbur Larch, un uomo compassionevole e buono, particolarmente legato ai bambini che accudisce all’orfanotrofio St. Cloud, nello stato del Maine, di cui è anche il direttore. Siamo nel 1920 e le gravidanze indesiderate, le ragazze madri e le vittime di stupri, sono all’ordine del giorno, così il dottor Larch si ritrova a far fronte a una continua ondata di bimbi orfani. Quì matura la decisione di diventare un medico abortista, anche se la pratica è illegale e non consentita.
Homer (Tobey Maguire) è uno di quegli orfanelli. E’ un ragazzo sensibile, che si dimostra particolarmente intelligente e intraprendente. Tuttavia nessuno vuole adottare il piccolo Homer, che cresce… cresce finché il dottor Larch non decide di insegnargli tutto quello che sa sulla pratica medica con il desiderio nascosto di farlo diventare, un giorno, il suo successore.
Molti temi da approfondire e una sceneggiatura dalle tante sfaccettature; dal rapporto padre-figlio fra il dottore e Homer, al problema morale dell’aborto; il primo amore, le prime esperienze di Homer dopo aver realizzato il desiderio di lasciare l’orfanotrofio e il suo passaggio dall’infanzia all’età adulta.
Non tutto però viene sviluppato in pieno e, soprattutto su certi temi, come quello dell’aborto, si sente il desiderio di averli veduti analizzati con maggiore profondità. Tuttavia nel complesso il film è godibile e convincente, trainato da un grande Michael Caine e un bravo Delroy Lindo. Sottotono l’interpretazione di Tobey Maguire, pur recitando un ruolo che gli calza a pennello.
Sette nomination e due statuette, miglior sceneggiatura non originale a John Irving e quella di migliore attore non protagonista per Michael Caine.