L’uomo che amava le donne. “Perché l’imperfetto?” si chiede lo stesso Bertrand, inconsapevole che nell’atto stesso in cui si ama, di fatto, si è appena smesso di amare. Eppure tutto è chiaro nella morbosità e molteplicità di donne che si alternano nella sua vita, tutte diverse, ma tutte che possiedono “qualcosa di unico e insostituibile“.
Bertrand ama se stesso e la tranquillità della sua solitudine. Ma la sua è una serenità apparente, continuamente turbata dal suo bisogno incontrollabile d’amare, di possedere, di toccare, di annusare quelle meravigliose creature che sono le donne. Il suo può sembrare un amore falso, ma altro non è che la forma d’amore più pura che possa esistere. Insomma, amando gli altri, amiamo noi stessi. Nel sesso cerchiamo il piacere delle sensazioni fisiche. Nell’amore cerebrale cerchiamo un nostro ideale. Ma il momento più puro e sincero dell’amore è l’istante in cui il nostro sguardo, per pochi istanti soltanto, ancora prima d’essere fuorviato da ogni altra ipocrita futilità, osserva estasiato l’unicità di una creatura meravigliosa, e ardentemente, la desidera.
Questa pellicola di Truffaut è agro-dolce, leggera ma riflessiva e godibile, che parla soprattutto dell’amore e del desiderio; quel tipo di desiderio viscerale che le donne che incrociano lo sguardo fascinoso e misterioso di Bertrand non possono non sentire su tutta la pelle. Per questo nessuna può resistergli e per questo nessuna potrà mai averlo veramente se non per quegli unici istanti di verità nei quali la passione lo avvolge.
Questa sua spontaneità e fanciullesca ingenuità saranno, come sempre accade, la sua rovina.