Breaking Bad (10/10):
Breaking Bad colpisce ancora nel segno con la sua ultima strabiliante stagione. Gli ultimi episodi del drama creato da Vince Gilligan hanno donato una degnissima conclusione a quella che considero la miglior serie TV di tutti i tempi: azzeccata, avvincente, commovente. Un pugno nello stomaco; un veleno che si fa strada velocemente nelle vene, dilatando i nostri occhi in estasi, portando a una logorante dipendenza, proprio come la metanfetamina blu di W.W.
Sapere di essere giunti alla fine delle mirabolanti avventure di Walter e Jesse lascia un grande senso di soddisfazione frullata con qualche intensa scaglia di amarezza. Ma sapevamo tutti che dovava finire; il cerchio doveva chiudersi e non poteva esserci finale migliore di questo.
True Detective (10/10):
E’ davvero difficile riuscire a definire “serie” ciò che True Detective rappresenta. Innanzitutto non ci sarà una seconda stagione. Miniserie? Certo, ci sono otto puntate che hanno un inizio e una fine ben precisi e che si snodano attraverso un arco temporale di 17 anni (dal 1995 al 2012), ma True Detective non è una serie così come lo è Breaking Bad, con la struttura narrativa tipicamente seriale, anche se di qualità talmente eccezionale da far invidia al 99% dei lungometraggi. No. True Detective è un’esperienza quasi mistica, (s)convolgente. Qualche appassionato potrebbe trovare una forte connessione con il leggendario Twin Peaks e non sbaglierebbe.
Con la serie di Lynch ci sono similitudini narrative e visive, ma True Detective è qualcosa di diverso. Ha un volto più umano e introspettivo. Ha due protagonisti di eccezionale profondità, guidati da un Woody Harrelson e un Matthew McConaughey che ci mostrano l’interpretazione della vita. Un viaggio nichilistico nelle profondità dell’anima, con Rust e Marty “prodi Virgilio” che ci accompagnano attraverso tutti i gironi dell’inferno e del purgatorio, a bordo di una trivella che scava nelle viscere della coscienza umana, mostrandoci l’involuzione/evoluzione di due uomini apparentemente così diversi eppure in fondo così legati dai dubbi, dal dolore, dalla paura.
Lunga ed impervia è la strada che dall’inferno si snoda verso la luce.
True Detective s01 ep04, min 50:00 / 56:00. Sei minuti di poesia.
— Andrea Brandi (@starise) March 13, 2014
House of Cards (9/10)
David Fincher (Seven, Fight Club, The Social Network), Kevin Spacey (I soliti sospetti, American Beauty), Robin Wright (Forrest Gump, Unbreakable), oltre a una serie di personaggi secondari di grande talento e spessore, fanno di House of Cards una serie potentissima, moderna (sia per lo stile, sia perché è la prima ad esser stata prodotta e trasmessa interamente in streaming da Netflix), molto politica e “americana”, ma che rende subito chiaro il suo desiderio di svincolarsi dal referenzialismo del genere.
Le prime due puntate girate da Fincher sono di livello astronomico, ma per tutta la durata della prima stagione il livello resta altissimo. La freddezza spietata dei protagonisti, l’intimità dei dialoghi (spesso il protagonista si rivolge allo spettatore guardando la telecamera), la fotografia oscura e misteriosa, i ritmi serrati, riescono a farci entrare perfettamente in sintonia con la storia e a farci appassionare alle vicende dei personaggi senza mai annoiare. Fantastica stagione d’esordio.
Masters of Sex (8/10)
Prima di cominciare a vederla, il timore che potesse scadere facilmente nel pornografico o nel “trasgressivo a tutti i costi”, era davvero alto. Con somma soddisfazione ho dovuto ricredermi interamente: Masters of Sex si allontana dall’idea di comedy da quattro soldi, mostrandosi subito come una serie drammatica di grande spessore, scritta bene e interpretata ancora meglio da un fantastico Michael Sheen (Frost/Nixon, Underworld) e da una sorprendente Lizzy Caplan.
Il sesso è solo il fondale, le cui scene girate con garbo ed eleganza, fanno da sfondo a temi molto più complessi come libertà, famiglia, religione, senso del pudore, omosessualità, emancipazione femminile. Senza mai scadere nel volgare, Masters of Sex mantiene alto l’interesse dello spettatore, con pochi passi falsi, ritmi della narrazione azzeccati e approfondimenti psicologici che riescono a rendere le vicende sessuali quasi meno interessanti delle vicende dei protagonisti. Una serie da vedere assolutamente.
Le peggiori Serie TV:
The Walking Dead (4/10)
http://www.youtube.com/watch?v=-yH9UpZznVw
Dopo le due prime fantastiche stagioni dirette da Darabont e una terza stagione in bilico fra la svolta action e quella onirica, l’ultima stagione di The Walking Dead si presenta fondamentalmente come uno splatter di bassa lega, senza mordente e senza più alcuno spessore psicologico. Sono lontani i tempi della seconda introspettiva stagione, quando, certo con qualche difficoltà, si riusciva a far convivere in maniera vincente le innumerevoli sotto-storie dei protagonisti. La staticità della fattoria, contrapposta alla potente e profonda evoluzione dei personaggi, rendeva la serie interessante e innovativa.
Le teste spappolate e l’azione frenetica senza senso sanno di già visto e già fatto… meglio; ovunque. A parte un paio di puntate studiate (o fortunate) e qualche scena qua e la che può essere degna di nota, nel complesso la quarta stagione di TWD non appassiona e lascia davvero pochissimo da elaborare. Tristissimo anche il finale. Una vera delusione per una serie che aveva davvero tantissime potenzialità.
The Following (2/10)
Avevo iniziato a vedere la prima stagione perché sembravano esserci degli spunti interessanti, primo fra tutti la presenza di Kevin Bacon nelle vesti di protagonista. Già dopo le prime 3-4 puntate il senso di vomito si faceva strada nel mio cervello sconvolgendo il mio apparato gastro-intestinale. Tutto è sospeso fra improbabili evoluzioni della trama, discrepanze assurde della sceneggiatura e situazioni al limite del ridicolo. Ho tentato di guardare qualche altra puntata anche della seconda stagione, ma davvero non riesco a trovare un solo motivo per guardare questa serie, se non quello di essere minacciati di morte da SAW L’enigmista con un fucile a pompa puntato alla tempia.