Qualche pensiero sulle elezioni europee del 26 maggio 2019, che hanno visto sfondare la Lega e affondare il M5S.
Elezioni europee per modo di dire visto che il dibattito sull’Europa è stato quasi nullo in Italia. Di Europa ho sentito parlare pochissimo: tutta l’attenzione dei media era focalizzata sugli equilibri del governo nazionale, a differenza di paesi seri, come la Germania, che hanno fatto l’opposto.
Quelle stesse elezioni europee che videro Renzi raggiungere il famoso 40%. Dopo un ventennio di Berlusconi, Salvatore della Patria ormai al tramonto, gli italiani si fecero abbagliare dal miraggio renziano. Così come ora sono abbagliati da Salvini, sedicente Capitano della nave che affonda.
«Mai col PD. Viva Salvini, mio Capitano»
Tantissimi italiani, di Europa e di dinamiche europee ci capiscono molto poco. Altrimenti non si sarebbero condannati all’irrilevanza facendo prevalere la Lega, che formerà un gruppo sovranista. Sovranisti che, per definizione, non guardano all’interesse generale, cioè di tutti i membri dell’Unione Europea, ma all’interesse esclusivo della loro nazione.
Così come marginali potrebbero risultare i voti al M5S, dato che non hanno neanche un gruppo parlamentare. Il loro unico alleato: Nigel Farage, è lì a sostenere la Brexit e andrà via tra pochi mesi senza salutare.
In linea di principio, un voto al M5S – che non è propriamente sovranista, e in Europa ha quasi sempre votato diversamente dallo UKIP – era più sensato rispetto al miope sovranismo della Lega. Ma, allo stato attuale delle cose, il rischio è di aver eletto un gruppo di parlamentari europei che resteranno ancor più che marginali: emarginati.
«Sì ma il PD è meglio dei fascisti!»
Ammesso che si possa parlare di «fascisti» al governo, quei fascisti o pseudo-fascisti che cavalcano onde fasciste, ce li ha portati al governo proprio il PD, rifiutandosi di modellare il liquido amniotico del M5S per sedersi a mangiare i pop corn. Così come il PD – gli «anti-fascisti» – hanno avviato e legittimato la pratica della tortura nei campi libici.
«Mi sono astenuto. Fanno tutti schifo!»
Chi si astiene – per come funziona la nostra ‘parvenza‘ di democrazia, visto che il partito degli astenuti non corrisponde a proporzionali ‘seggi vuoti’ – non fa che raddoppiare il voto di un suo ‘nemico’. Per questo, chi non ha trovato un punto di riferimento in queste elezioni sappia che, per possa essere triste, è sempre meglio votare ‘il meno peggio’ che astenersi.
Conclusioni
Gli italiani non sono «tutti» stupidi o capre ignoranti. Potremmo definirli «strafottenti», anche e soprattutto perché hanno perso fiducia nella politica. La sfiducia nell’«altro», potenzia la dimensione egoica.
In fondo, l’Italia è ancora quella del 4 marzo 2018, divisa in due parti:
- Il sud, disperato e senza lavoro (dove infatti il M5S regge ancora), pieno di rabbia e disposto a credere a tutto pur di avere assistenzialismo, un posto di lavoro, una benedizione del padreterno.
- Il nord, medio borghese, fatto di tanti piccoli imprenditori e commercianti, che vedono nella ‘concretezza’ di Salvini (e prima di lui, in Renzi), la speranza di ottenere in cambio qualcosa: le autonomie delle regioni, meno burocrazia, meno tasse.
E l’Europa? Troppo distante per essere messa a fuoco dai normali cittadini.