Un paio di giorni fa parlavo con un’amica, quando lei mi ha posto una domanda: “essere o apparire?“. Un quesito interessante ma un attimino complesso, per il quale ho deciso di scrivere questo articolo. La mia risposta su due piedi è stata: “Ognuno di noi indossa una maschera adatta alle proprie intenzioni, il concetto di essere è dunque relativo all’essere che vogliamo mostrare“. Concetto intricato che ora cerco di spiegare.
Innanzitutto che significa essere? Mettiamo per il momento da parte tutte le supposizioni su cosa è giusto e cosa è sbagliato, per concentraci sul fatto che i concetti di essere e apparire dovrebbero coincidere perfettamente. Quand’è che siamo veramente?
Siamo ciò che siamo quando ognuno di noi decide cosa e quando essere. Questa scelta può essere fatta in maniera conscia o inconscia ma resta sempre una scelta. Molti non scelgono consapevolmente quale ruolo interpretare nella vita, lasciandosi condizionare da un mondo esterno che contempla certi canoni di comportamento o bellezza, oppure seguendo credenze sbagliate e controproducenti. Alcune persone dicono che non si può cambiare ciò che siamo. Balle! Stupidi luoghi comuni inventati da chi non si sforza neanche di seguire il proprio intelletto. La verità è che tutti noi possiamo cambiare; modificare il nostro modo di pensare, ampliare la nostra visione del mondo, correggere i nostri difetti. Ed ecco che alla luce di queste nuove convinzioni, i concetti di essere e apparire diventano coincidenti.
Non esistono canoni tipicamente oggettivi di perfezione: la perfezione è ciò che agli occhi del singolo si avvicina il più possibile ad essere privo di difetti. Spesso lasciamo che sia la società a scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma la realtà non è oggettiva. Queste sono una serie di regole imposte a noi da altri uomini che sono venuti prima di noi. Alcune con il nobile scopo di mantenere l’ordine e la pace, altre con fini celati e molto più perversi.
Un’individuo che ha piena coscienza di esistere, sa mostrare esattamente ciò che ha deciso di essere. Colui che decide di non scegliere, di tenersi la maschera che il destino le ha imposto di indossare, è una persona statica, debole, vuota soprattutto. Chi sceglie cosa e come essere utilizzando le esperienze acquisite, è una persona che conserva la propria dignità di vita.
Quando indossiamo una maschera e agiamo solo per sentirci accettati dalla società, fingendo di credere in una realtà oggettiva che non esiste, quello è il momento in cui decidiamo di non essere.