L’Italia col veleno in corpo

Una volta Indro Montanelli disse che gli italiani avevano tanti difetti, ma quello di essere razzisti, almeno, gli mancava. Si sbagliava. Gli italiani sono un popolo di bastardi; bastardi non nel senso di odiosi, ma nel senso etimologico di “bestie da soma”, muli nati da incroci di razze diverse, figli di dominazioni straniere, dittature fasciste e partitocrazie opportuniste. La nostra terra, ma soprattutto, il nostro spirito, è stato contaminato per decenni dal veleno.

Quando dico nostra terra e nostro spirito, non intendo (essendolo) dei napoletani. Come ogni italiano che si sente italiano, intendo dell’Italia. Tutta. Quell’Italia unita, una e indivisibile di cui parla la nostra Costituzione, stuprata anch’essa ogni giorno, della quale molti, troppi sembrano essersi dimenticati. Eppure quella carta dovrebbe essere la benzina che si riversa sulla fiamma del nostro spirito. Quando dico veleno, intendo il veleno dell’ipocrisia e dell’ignoranza.

L’ignoranza è l’origine di tutti i mali.
Socrate

Inventando queste scuse e dando sempre la colpa agli “altri”, il popolo italiano ha distrutto se stesso e la terra che lo accoglie, ha infranto i sogni dei nostri nobili padri fondatori che, pagando con la vita, hanno sognato un paese migliore, un popolo unito e solidale.

La Repubblica […] richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art.2 – Costituzione Italiana

Oggi Mario Adinolfi ha twittato queste parole:

Gli italiani non si sono mai sentiti un popolo. Per questo le reazioni sono state violente, soprattutto da parte dei napoletani. Eppure Adinolfi, da italiano, ha insultato anche se stesso. Perché il popolo italiano tutto deve provare vergogna e tristezza per quello che è accaduto e ancora accade tutti i giorni. Perché è facile piangere e lamentarsi; difficile è guardarsi allo specchio, guardarsi nel profondo, con lucidità e spirito critico e accettare la realtà, per quanto dura e miserabile possa essere. Altrimenti, cari miei, non cambieremo mai. Mai.

La realtà è che siamo un popolo che tace, un popolo che subisce, un popolo che si indigna sempre e solo quando è troppo tardi. Un popolo che giudica la politica e poi si astiene al momento delle elezioni, commettendo uno dei gesti più vigliacchi che possano essere compiuti da un cittadino. Un popolo che talvolta va a votare, senza ovviamente informarsi sui programmi e sulle azioni da compiere per il bene comune. Un popolo che non riesce a guardare più in là del proprio naso, più avanti dei propri interessi personali. Un popolo che quando arriva il momento di guardarsi allo specchio abbassa lo sguardo, che di fronte alle angherie preferisce chiudere gli occhi. Un popolo con lo spirito corrotto da troppa ipocrisia e ignoranza; e l’ignoranza è una colpa gravissima.

Un popolo.

Io, aiutato dalle carambole che faccio in giro per il mondo e dalle foto che scatto ogni giorni sui tram oltre che dalla frequentazione che ho avuto del Parlamento italiano, sono giunto a una conclusione e le ho dato un nome. Si chiama: lo specchio perfetto. Questa forma italica della democrazia rappresentativa, comunque e ovunque in crisi, ha prodotto lo specchio perfetto: la classe politica e dirigente somiglia in maniera impressionante alla propria popolazione. Una popolazione come quella italiana, lamentosa e complice, inconsapevole e profondamente ignorante, accattona e sostanzialmente vile, non può che riflettersi come in uno specchio perfetto in una classe dirigente analoga.
Mario Adinolfi