Tangenziale di Bologna. Ore 20:00 di sabato 21 novembre 2009. Io completamente fuso da estenuanti ore di guida, tenuto in ostaggio da menti malate che cercano disperatamente di travasare il Bacardi nelle bottiglie di cola senza curarsi di fottermi gli interni della macchina. Ma non ho tempo di preoccuparmi per la tappezzeria, manca solo mezz’ora all’inizio del concerto e siamo ancora in mezzo al dannato traffico.
Pochi istanti di terrore quando una pattuglia dei carabinieri cerca di infilarsi dinanzi a noi; ma volevano solo passare avanti e fottere la fila. Siamo a pochi metri dall’uscita Casalecchio di Reno. Metri passati nel delirio. Cipo, ormai punto di riferimento dei travasi, riesce nell’impresa impossibile di versare più rum sulla macchina che nella bottiglia. Intanto il peggio è passato e siamo pronti all’azione dopo sei estenuanti ore di viaggio. All’interno, mentre una folla sovrumana di persone resta in attesa, studiamo il piano di conquista del palco. Il piano A è di fingere che davanti ci stiano aspettando. Ci infiliamo con coraggio spudorato, ma a un certo punto veniamo completamente bloccati da un ingorgo peggiore di quello della Salerno-Reggio Calabria al rientro dalle ferie estive. Niente da fare. Dietro front, si torna alla base. Non ci resta che attendere l’inizio del concerto.
Le luci si spengono e le torri maestose che sovrastano la meravigliosa scenografia si illuminano. Sotto un tappeto musicale futuristico, luci psichedeliche invadono la sala, mentre immagini interplanetarie vengono proiettate su tre grattacieli cosmici.
La tensione sale. La musica batte al ritmo del cuore. Poi, d’un tratto si ferma, si spengono le luci e nel mezzo delle torri appaiono i tre Muse. Un boato esplode dalle ugole dei 14.000 presenti, proprio un attimo prima che Uprising apra il concerto. Impossibile restare indifferenti di fronte a quello spettacolo di luci, figure e musica. Tutti saltano e cantano senza risparmiarsi tanto che la voce di Matt si sente appena.
Il riff adrenalinico di New Born è fatale. Ci buttiamo in mezzo alla mischia, guidati dal prode Cipo, motivati e pronti a lottare per conquistare il palco. Dopo una battaglia senza esclusione di colpi siamo costretti a fermarci di fronte a una transenna che ci impedisce di andare oltre, ma va bene così! Lo spettacolo è incandescente e continua senza lasciarti neanche il tempo di respirare. Dal vivo le tracce sono meglio che nell’album; Guiding Light è uno spettacolo di psichedelia che ti travolge. Per non parlare di Exogenesis Parte 1 che ha lasciato tutti in silenzio a bocca aperta. Ma oltre a suonare quasi tutte le canzoni del nuovo album, i Muse, setacciano il loro passato, da Showbiz (strepitosa Cave ri-arrangiata al pianoforte), ad Absolution (Hysteria, Time is Running Out) a Black Holes & Revelations (Map of the Problematique, Starlight). Non mancano intermezzi strumentali mozzafiato, come lo spettacolare Drum & Bass blues, inscenato da Dom e Chris sulla pedana centrale che girava in tondo, mentre i due musicisti erano totalmente rapiti dallo swing. Gustoso colpo di scena per il pubblico.
L’ultima mezz’ora del concerto è stata strepitosa. Non potrò mai descrivere bene a parole cosa ho provato ad essere in mezzo a quella bolgia di 10.000 persone che saltano e cantano tutte insieme sotto le note di Plug In Baby, Stockholm Sydrome e l’ultima epica, Knights of Cydonia, che chiude in bellezza un concerto indimenticabile.