Nato per caso

Oggi pensavo: perché sono vivo? Cos’è dovuto succedere, quali alchimie impronunciabili hanno interagito con chissà quali coincidenze astrali per far si che adesso io sia steso sul mio divano a scrivere questo articolo?

Ci ho pensato ma non sono riuscito a trovare una risposta soddisfacente. Le religioni dicono che siamo qui perché ci ha creati il Signore; ma con questo signore non ci ho avuto a che fare molto. Forse la gente cerca risposte semplici. Risposte che gli impediscano di ragionare come in passato mi vergogno di aver fatto io, pensando: non avrei voluto vivere.

Basta un attimo, basta guardarsi intorno e ammirare la straordinaria bellezza di questo mondo, per quanto ingiusto e fuorviato possa esser diventato, per capire quanto sia stupido pensare più alla morte che alla vita. Basta guardare il sole del primo mattino risplendere sulle onde del mare. La magia del fuoco intinto nell’oro quando soggiunge il crepuscolo, la luna piena che splende alta nel cielo mentre il suo raggio d’argento accarezza la pelle di due giovani innamorati, il prato infinito di luci e figure che brillano nel cielo in una notte di mezza estate. Ascoltando il cinguettio degli uccelli, lo scroscìo delle onde, il dolce sussurro della persona che ti ama. Sentendo il profumo della natura, dei fiori appena sbocciati, della pelle di una donna, dei suoi capelli slegati. Gustando il sapore di un gelato, di un amore sperato e mai nato, di un bacio che tanto avevi aspettato.

Cos’altro si vuole di più? Un giorno morirò certo, ma a vivere questa vita al mio posto poteva esserci qualcun altro. Sarebbe bastato una millesimale variazione nel sistema che ha permesso ai miei geni di vincere sulle altre miliardi di combinazioni. Sono nato per caso perché sono fortunato. Come voi che mi state leggendo.