Oh cazzo! È Natale! Un evento importante. Oh sì. E poi finisce la scuola, ci sono le ferie, si stacca temporaneamente dalla routine, si sperperano soldi. Sì, non c’è dubbio: mi tocca parlarne.
Dunque… il Natale, a cosa mi fa pensare? Mhm… direi al rosso. Sì, al rosso delle luci, delle palle, delle candele, del vestito del Babbo con la B maiuscola. Al bianco della neve, della cocaina, del cielo nuvoloso. Al freddo dei mattini d’inverno, della brina fuori la finestra di primo mattino. Al calore del camino, delle coperte, del climatizzatore, di un tenero abbraccio.
Il clima del Natale è piacevole, così ultraterreno, così dolce.
Sapete cosa non mi piace del Natale? Che si diventa finti perbenisti. Non farò il moralista del cazzo che dice: “Mentre voi consumate e sperperate c’è gente che muore di fame; ci sono gli operai in cassa integrazione a manifestare per i loro diritti!”. No, questo Natale voglio farmi gli affari miei, mangiare come un porco, bestemmiare, ubriacarmi e ruttare alla faccia dei bigotti. Perché mi sono battuto una vita intera contro la gente inutile, contro l’ignoranza, contro un governo cieco e immorale. Vorrei solo che viveste la realtà di tutti i giorni, ogni giorno, invece di comprare regali inutili per non fare figure di merda con la gente. Questo mi fa incazzare! E mi fa incazzare che in società si professino sentimenti d’amore e d’altruismo per poi tornare a casa per continuare ad essere i soliti stronzi di prima. Ma soprattutto mi fa incazzare che tutto l’ambaradan sia costruito attorno al compleanno di un personaggio immaginario chiamato Gesù Cristo; uno strambo tizio con poteri soprannaturali, generato dall’unione di un Dio onnipotente con una vergine umana.
Potrei farmi una risata, ma non posso dimenticare che ci sono milioni di matti infervorati che cantano le lodi di quest’uomo barbuto (Gesù Cristo, non il Babbo). Un Maestro do Nascimento dell’epoca antica, capace con l’acqua corrente di purificare i peccati del mondo, di moltiplicare i pani e i pesci, di mangiare uova e farina e cagare ciambelle. Sull’ultima non sono sicuro a dire il vero, ma lancio la sfida per la prossima resurrezione.
Spero solo che Dio abbia un senso dell’umorismo maggiore di quello dei suoi sostenitori.
In ogni modo, è giunto il catartico momento degli auguri. Dunque, buon compleanno a Gesù Cristo. Tanti auguri alle alette di pollo e ai ragazzi del poker, irriducibili compagni di serate buttate nel cesso. Auguri a chi lotta per migliorare tutto il mondo intorno, fiori semplici e genuini in un prato sintetico glissato Prada.
Un bacio a Gianni, che mi ospita a casa sua, e a suo fratello Ciccio Machine: sentirli parlare è una grossa iniezione di autostima. Un abbraccio pure a mamma e papà, che mi sopportano da anni continuando a non negarmi la pagnotta pur essendo rassegnati al fatto che resterò un poeta maledetto, fallito e condannato a vivere una vita di sogni e idealismi, rinchiuso nel mio mondo utopico fatto di schermi e computer. Mi dispiace: la mia unica colpa è essere nato nell’epioca sbagliata, sarei dovuto nascere almeno 500 anni nel futuro in un corpo bio-meccanico semi-governato da una IA.
Auguri a chi, pure se per poco tempo è stato presente nelle pagine della mia vita, nel bene e nel male. Senza di loro non sarei ciò che sono oggi. Auguri alla gente putrida e putrefatta e a tutti coloro che vogliono puzzare di merda perché lavarsi è troppo mainstream.
Infine, un grosso grazie e un affettuoso saluto ai lettori di questo blog.
Spero di non aver dimenticato nessuno. Se l’ho dimenticato, non crucciatevi, potrei averlo scordato di proposito, quindi rassegnatevi.
Auguri e mille di questi anni. Tanto il 2010 la terra continuerà a girare come ha sempre fatto. Gli stronzi resteranno stronzi. I cattivi resteranno cattivi. I retard continueranno a votare Berlusconi perché si scocciano di accendere il cervello. I cattolici continueranno ad andare in chiesa perché hanno paura che la loro vita sia un piscio di cane che galleggia nel nulla. Le donne continueranno ad essere troppo frivole e bugiarde. Gli uomini continueranno ad essere troppo rozzi e superficiali. I fan dei Beatles continueranno a preferirli agli Stones. Gli alternative continueranno a dire che l’indie britannico di derivazione post-punk spacca di brutto. I metallari continueranno a palestrarsi per pogare a sangue, pisciando con disprezzo su tutta la musica commerciale. Gli emo continueranno a tagliarsi le vene; i veri emo continueranno a dire che si tagliano le vene solo i falsi emo.
Io continuerò a pensare liberamente come ho sempre fatto e a maledire il mondo soltanto perché mi va; perché sono uno stronzo narcisista insoddisfatto. Perché mi piace giudicare. Perché c’è troppa gente che non riesce a fare ciò che vuole, senza sentire la necessità di farsi spillare un’etichetta al ditone del piede, come i cadaveri, per illudersi di contare qualcosa. Andate a fanculo.