Perduto nel tempo

Sabato sono uscito di casa, ma quando ho visto le persone ammucchiate fra di loro per le strade della mia città, mi sono sentito soffocare, come se la mia temperatura corporea fosse aumentata di 100 gradi centigradi e praticamente, sono stato costretto a fuggire via. Solamente restando da solo e senza pensieri con la mia pipa in radica mi sono sentito meglio. Riflettendo su ciò che mi era accaduto mi sono visto vecchio, solo e perduto. Pensavo: “cosa sto facendo quì?”.

Avrei voluto nascere in un altro periodo storico, un periodo in cui ci si sentiva avvolti dalla calda musica analogica dei vinili. Dove si scattavano 24 foto e se ne stampavano 18; pezzi di vita vera, da dedicare a momenti unici e tangibili. Non come oggi, dove si scattano 450 foto digitali al giorno di cui 200 vanno su facebook; e poi chi se le ricorda. Mi sento quasi perduto in questo labirinto digitale. Sarà perché ultimamente mi sto dedicando alla lettura di libri cyberpunk che trattano di fantascienza e distorsioni temporali?

Forse è perché faccio troppe cose ogni giorno. Che so, leggere, navigare, ascoltare, studiare. Ma ci riesco soltanto perché so stare molto tempo da solo. Il fatto è che tutta la mia vita, ciò che ho fatto e ciò che sto facendo, viene influenzato continuamente da una paura quasi incontrollabile: sprecare il mio tempo. In passato ne ho sprecato così tanto che adesso non riesco a fare a meno di sentire l’esigenza di occuparlo in più possibile. Se non fosse fisiologico non andrei nemmeno a dormire; il pensiero di restare incosciente almeno sette ore su 24 ogni giorno è quasi angosciante.

Solo adesso mi rendo conto che invece di perdere tempo, mi sono perduto nel tempo.