La sintesi di Travaglio da Mentana è stata quasi perfetta. Adesso i 5 Stelle:
- devono creare un programma credibile, che non hanno;
- devono creare una classe dirigente, che non hanno.
E se credono che l’Italicum, dopo la vittoria del No manifestamente incostituzionale possa favorirli, hanno fatto male i loro calcoli.
Sono stato uno dei pochi, una vera e propria mosca bianca tra gli elettori del Movimento Cinque Stelle, ad affermare di essere favorevole al Sì. Eppure avevo detto peste e corna di questa riforma definendola “confusa, ridicola, malata”, una “puttanata” aveva detto Massimo Cacciari condensando quei significati in una singola esplicita parola.
Eppure anche Cacciari ha votato Sì. Perché? Perché a volte è necessario avere una visione più lungimirante ed essere disposti a sacrificare i principi in favore di ciò che è indispensabile; saper leggere tra le righe della politica. Tra le righe della vittoria del No, c’è la sconfitta di Renzi e del PD e contemporaneamente una vittoria di nessuno, se non dei peggiori personaggi politici di sempre: Brunetta, Berlusconi, Salvini.
La prospettiva più probabile per il prossimo governo “eletto” sarà il solito inciucio all’Italiana per preservare lo status quo all’insegna dell’immobilità.
Renzi se l’è giocata male, e infatti ha perso. Si è messo contro tutto e tutti: contro Berlusconi, contro i Cinque Stelle, contro la minoranza del suo stesso partito. L’arroganza lo ha corrotto spingendolo a commettere, forte del suo 40% conquistato alle europee, una serie innumerevole di errori che gli sono risultati fatali. Ha fatto di tutto per rendere insostenibile e indigeribile la riforma anche a chi ne comprendeva i principi e i lati positivi. Non è morto, attenzione; è al tappeto, certo, ma acquattato come uno stratega, affamato di vendetta in attesa degli errori dei suoi nemici.
Anche perché, attualmente chi potrebbe mai essere il leader di un centro sinistra vincente? D’Alema? Bersani? Siamo realisti.
Cosa accade se vincono i Cinque Stelle?
Il Movimento Cinque Stelle si trova nella fase più delicata di sempre, e si appresta a scrivere nelle pagine della sua storia un colossale fallimento o la realizzazione effettuale del piano di cambiamento che tanto agogna.
Renzi ha lasciato, prendendosi gli applausi per l’umiltà mostrata dopo l’ammissione della sua sconfitta, ma lasciando il paese senza una vera legge elettorale: un pasticcio di Consultellum+Italicum che verrà presto, quasi certamente dichiarato incostituzionale dalla Corte. In Parlamento non c’è una vera maggioranza e presto o tardi si dovrà andare al voto.
Un eventuale governo a Cinque Stelle dovrebbe avere la fiducia di entrambe le camere da parte del 50% + 1 dell’assemblea. Come? Con quali alleanze? Il No ha vinto, dunque niente ballottaggi e premi di maggioranza previsti dal combinato disposto di Riforma+Italicum ideato da Renzi; e attualmente viviamo in un paese che ha visto trionfare il No seguendo per filo e per segno i “pesi” dei partiti d’appartenenza.
Quando Il Movimento prenderà il 30%/35% nel migliore dei casi, con il potere del Senato ancora in vigore e una Camera dei Deputati senza maggioranza, totalmente frazionata dal proporzionale (che i partiti vorranno a tutti i costi), cosa farà il “portavoce” a Cinque Stelle che avrà l’incarico dal Presidente della Repubblica? Presenterà una serie di punti e si affiderà al senso di responsabilità di chi è stato eletto negli stessi partiti che vogliono rottamare e, contemporaneamente, di venir meno al principio del “vincolo di mandato” che vanno professando da sempre? O ancora peggio si alleeranno con uno o più di quei “partiti” per fare un Governo assieme a coloro che volevano mandare a casa e con i quali non hanno mai voluto collaborare? Sarà difficile muoversi a queste condizioni, sarà difficile spiegare al “popolo a Cinque Stelle” che si tratta di una necessità.
E, se il Presidente del Consiglio designato del Movimento non dovesse trovare una maggioranza, sarà costretto a rimettere il suo mandato. A quel punto il Movimento Cinque Stelle potrebbe esalare i suoi ultimi respiri.
Oppure. Oppure potrà decidere di sacrificare i suoi principi in favore di ciò che è indispensabile. Come già ha fatto in passato in tutte le sue contraddizioni, come sta facendo adesso affermando per bocca di Grillo: “andiamo subito al voto con la legge che c’è già: l’Italicum”.
A quel punto le due scelte più probabili saranno:
- Venire meno alla natura della sua esistenza e trasformarsi in un partito tradizionale disposto a compromessi e mediazioni.
- Venire meno alla natura della sua esistenza e trasformarsi in ciò che vado predicando da anni: una sorta di orgamismo tecnocratico controllato dal popolo.
Io auspico la seconda possibilità. La terza alternativa è la fine di tutto.