Una pratica molto in voga negli ultimi anni fra gli atei, è quella di fare richiesta di sbattezzo (che brutta parola, la procedura si chiama apostasìa), cioè di rinunciare formalmente al sacramento del battesimo della chiesa cristiana.
Ecco il Vaticano cosa dice del battesimo:
“Divenuto membro della Chiesa, il battezzato non appartiene più a se stesso, ma a colui che è morto e risuscitato per noi. Perciò è chiamato a sottomettersi agli altri, a servirli nella comunione della Chiesa, ad essere «obbediente» e «sottomesso» ai capi della Chiesa, e a trattarli «con rispetto e carità».”
Le virgolette non sono state aggiunte in questo articolo, sono state copiate testualmente dal sito ufficiale della Santa Sede.
Non è finita qui: lo sbattezzo dal punto di vista dottrinale è definito un peccato mortale, per il diritto penale della Chiesa Cattolica, applicabile a tutti i battezzati, rappresenta invece un delitto.
Ora, capisco che leggendo queste parole, a un ateo venga immediatamente voglia di farsi sbattezzare, ma personalmente preferisco concentrarmi sulla causa, piuttosto che sulle conseguenze di un fenomeno: ma perché battezzare i neonati? Questa procedura è assolutamente stupida e non rispecchia assolutamente nessun precetto cattolico; non c’è una legge, ne alcun riferimento biblico che imponga ai genitori di battezzare il figlio quando è neonato.
Lo stesso Gesù Cristo fu battezzato a 30 anni e per molto tempo, agli albori della cristianità, ci si battezzava solo da adulti. La pratica fu introdotta successivamente, probabilmente per favorire la diffusione della religione nella maniera più radicale possibile: è tutto più facile se si plagia e indottrina un individuo fin da piccolo, quando ancora non è in grado di prendere decisioni.
I genitori che battezzano i figli ancora neonati, consapevolmente o inconsapevolmente, si comportano da barbari, proprio come sono barbare le procedure di indottrinamento dell’ISIS sui bambini.