Qualche settimana addietro stavo facendo zapping. Come altre volte è accaduto, per sbaglio (e non potrebbe accadere in maniera diversa), mi ritrovo su Amici di Maria De Filippi.
Fu così che vidi un tipo con la faccia da cavallo che stava violentando Smells Like Teen Spirit dei Nirvana, scimmiottando la voce di Kurt Cobain che dall’aldilà ringraziava il signore e si congratulava con se stesso per essersi spappolato il cervello a fucilate.

Mentre ciò accadeva, ascoltavo sopraffatto lo sgraziato accompagnamento musicale di ragazzine deliranti, i quali genitori ancora dovevano conoscersi quando i Nirvana avevano già smesso di suonare da qualche anno, abbinato alla coreografia di una Loredana Bertè appena reduce da un provino andato male per girare un horror trash da teatro degli orrori di quinta categoria.

Mentre il tipo continuava a urlare: “A mulatto! A mulatto! A mulatto! A mulatto! A mulatto!“. Per un attimo ho creduto che la quantità immonda di compresse anti-allergiche che assumo mi avessero definitivamente bruciato il cervello o che si fosse incantato il decoder e invece no. “A mulatto! A mulatto! A mulatto!“, continuava a urlare senza pietà, incastonandosi a forza nella mente come un fastidioso pezzo di pop-corn che non riesci a toglierti dai denti.
Ecco. Credevo l’incubo fosse finito appena prima di apprendere che quel ragazzo ha vinto Amici e viene al momento osannato come nuovo fenomeno del rock italiano. Ho appreso inoltre che questo ragazzo si chiama Stash. Cioè… Stash! STASH!
Non so se se abbia scelto questo nome per apparire più criminale ammericano o semplicemente abbia deciso di stroppiare il nome Slash (il chitarrista) cambiando una consonante a caso.
Una cosa è certa, la pratica dello Slash Stash sarebbe stata certamente meno dolorosa dell’ascolto dei Kolors. Dovete scusarmi, sommerso dal disagio e dal disordine mentale avevo dimenticato un dettaglio fondamentale. Il nome della band: Kolors… Kolors! KKKOLORS!

Non so cos’altro dire. Vado a prendere il fucile.