Patrick Wolf: Wind in the Wires

Gli incantevoli intrecci di piano e archi di “The Libertine” confluiscono nelle suggestive note di piano e le elettroniche torsioni di “Teignmouth” fino alla buckleyana “The Railway House“. Lo sfondo elettronico accompagna quasi tutto l’album in un turbine di emozioni surreali ma concrete.

Così viaggiamo verso terre deserte e inesplorate traghettati da un’opera romantica in cui la voce e gli innumerevoli strumenti sono tutti dosati al punto giusto e donano all’album un sapore etereo che tocca le sue deliziose punte con “Apparition“, “Ghost Song” e “This Weather“. Gran finale con il rock industriale di “Tristan” che ci trascina verso la meravigliosa “Eulogy“, preludio alla geniale suite pop finale: “Land’s End“. Niente male per un ventunenne.