Anno 1963. Da una parte, sta per scoppiare la beatles-mania e il fenomeno del beat. Dall’altra era appena tornato alla ribalta il folk grazie alle fantastiche canzoni di Bob Dylan. Intanto uno sconosciuto ragazzo prodigio della chitarra e del banjo, Sandy Bull, esordisce con questo album strumentale di folk d’avanguardia. Il giovane Bull, fin da bambino aveva frequentato i più fervidi ambienti free-jazz e fu fortemente influenzato da questo tipo di musica. Inoltre studiava jazz e si interessava di musica indiana.
Il suo primo album è il frutto della sua esperienza e delle sue conoscenze in quei campi. Il primo brano è “Blend“, un folk-jazz strumentale di 22 minuti suonato interamente da una chitarra acustica accordata come un banjo. Negli anni dove la maggior parte dei gruppi rock scriveva e suonava canzoni da 3-4 minuti. E questo è solo l’inizio. Segue un’arrangiamento superbo di Carmina Burana per banjo a 5 corde e altri 20 minuti di musica che vi lascerà a bocca aperta, fra ritmi raga e accordi ipnotici, molti anni prima che questo tipo di musica prendesse il sopravvento.
Non c’è altro da aggiungere: Bull era un altro pianeta, una specie di alieno in mezzo ai comuni mortali. Un precursore e maestro assoluto delle suite folk strumentali, che può essere accostato soltanto a un altro grande maestro del primitivismo americano come Robbie Basho.
Lo accompagna in questa esperienza di genialità Billy Higgins, batterista di Ornette Coleman.